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Perché un crowdfunding per le spese legali?
Progetti sociali
Perché un crowdfunding per le spese legali?
  Ogni giorno nei tribunali d’Italia si decidono questioni rilevanti per l’economia delle persone e del Paese, ogni giorno le persone si rivolgono ai giudici per chiedere giustizia per un torto subito, per un credito da recuperare, per difendere la propria innocenza, e per una moltitudine di altre ragioni che incidono profondamente sulle chance di  vita e nella serenità di ogni giorno. Lo Stato garantisce a tutti l’accesso alla giustizia. Ma i cittadini sono sempre sullo stesso piano?  Nei tribunali ognuno usa gli strumenti che la legge permette di avere, avvocati, consulenti, strumenti tecnici, e a volte anche i mezzi di comunicazione, visto il ruolo che sempre più svolgono nelle vicende giudiziarie. Ottenere il riconoscimento di un diritto o dimostrare la propria innocenza, così come affrontare un periodo di detenzione o realizzare progetti di recupero hanno come condizione quella di poter disporre delle risorse sufficienti. Molte persone rinunciano a chiedere giustizia proprio perché non dispongono dei fondi necessari e altri soccombono solo perché non ne avevano abbastanza. La difesa legale è costosa quando è svolta con impegno e professionalità. L’avvocato è un professionista che ha tempo e energie limitate. Tutti sanno che le migliori difese sono quelle che possono permettersi risorse umane, professionisti specializzati, consulenti, esperti. Ecco perché è nato visJustice, per dare la possibilità  alle persone di aiutare chi ha bisogno di una difesa adeguata, chi deve affrontare spese collegate con una vicenda giudiziaria. VisJiustice vuole aiutare le persone a non restare sole, per questo il nuovo portale di crowdfunding legale  è un risorsa per il cittadino ma anche per la Giustizia: se il cittadino ha più risorse  ci saranno  meno errori e meno ingiustizie. Chi dovrà affrontare una vicenda giudiziaria da oggi sa che può ricorrere alle persone che hanno a cuore la sua situazione, agli amici, a chi si identifica con quella situazione o con chi ha semplicemente il desiderio di dare a chi è coinvolto in una vicenda giudiziaria  una chance. VisJiustice vuole essere l’alleato di associazioni e comitati che si impegnano per proteggere i più deboli e i beni cui tutti teniamo, dall’ambiente ai beni culturali. Spesso questi soggetti operano in condizioni economiche difficili. Ora possono trovare anche l’aiuto delle persone sensibili alle loro battaglie. Una piccola donazione sommata alla donazione di poche o tante persone può fare la differenza. La solidarietà può dare un grande aiuto per far vincere la Giustizia, e migliorare così la vita delle persone e anche la società in cui viviamo.
La sfida di E. contro l’islamofobia.
Discriminazione
La sfida di E. contro l’islamofobia.
è una giovane studentessa di Perugia e vive in un residence per studenti. E’ musulmana e porta il niqab, il velo che copre viso e bocca ma non gli occhi. E’ una scelta, nessuno glielo ha imposto. E. studia  con passione e ha molte ambizioni, molti progetti per il futuro. E. racconta che un giorno al rientro nel residence va dal direttore, che le chiede di togliere il velo per identificarsi. Lei si rifiuta. Ne nasce un alterco. E. chiama la polizia che arriva e torna la calma. Ma da lì a poco molti giornali racconteranno la storia. Tra questi il Giornale, che però fa una cronaca che E. contesta. Nell’articolo E. viene presentata come colei che avrebbe dato vita allo scontro e che avrebbe agito mossa dal suo fanatismo islamico. contesta questa versione. Si sente offesa, umiliata, ridicolizzata. Non è una fanatica, non voleva aggredire nessuno, non è ostile contro nessuno. Vuole solo essere rispettata per le sue scelte religiose. Molti amici e conoscenti leggono l’articolo. Lo legge anche l’imam, alcuni compagni di corso, amiche che si trovano anche lontano da Perugia. E. cade in uno stato di profonda sofferenza. Non vuole parlare, non risponde al telefono, si sente umiliata. Finché decide di citare per diffamazione il Giornale. La causa ha un costo però. Bisogna pagare la mediazione, poi i costi per la causa, gli avvocati ce devono difenderla, organizzare tutte le prove, rispondere colpo su colpo agli avvocati de il Giornale. Lei è solo una studentessa, non lavora ancora ma non vuole demordere, non vuole arrendersi. E. vuole che il suo caso sia un esempio, vuol dare coraggio a non subire le offese, la sua è una battaglia più grande contro l’islamofobia, contro il pregiudizio, contro la paura. E. si è rivolta a visJustice per chiedere aiuto economico, per poter pagare una difesa adeguata, avvocati specializzati. conta con l’aiuto delle persone di farcela, per ottenere giustizia e per creare un precedente che serva a tutti. E. ha imparato da questa sua brutta esperienza che in generale e per tutti i musulmani sia importante impegnarsi sempre per la parità dei diritti, contro l’islamofobia, i pregiudizi, l’intolleranza.
La battaglia dei sinti di Gallarate.
Diritti umani
La battaglia dei sinti di Gallarate.
La storia della comunità sinti di Gallarate è una di quelle storie che va raccontata. Presenti sul territorio da decenni, molte famiglie sinti vivevano ognuna nelle loro roulotte su un’aerea che era stata assegnata dal Comune di Gallarate. Mai un problema con la polizia, mai un disordine, mai una segnalazione: i minori andavano a scuola, i genitori lavoravano, sono tutti ex giostrai, i vecchi invecchiavano in pace con la comunità e senza mai dare disturbo. Un giorno però, il sindaco leghista di Gallarate, appena eletto, si presenta con forze dell’ordine e giornalisti e ordina lo sgombero. Siamo a ridosso del Natale 2018. Nasce una trattativa, la comunità accetta di andare in hotel fino all’assegnazione delle case. Ma, il 31 dicembre, la sera di capodanno, arriva la polizia e ordina lo sgombero anche dall’hotel. Si ritrovano tutti in strada. Alcuni trovano una sistemazione in qualche casa, altri si spostano in altri campi, atre famiglie decidono di restare nei dintorni. Arriva un nuovo ordine di sgombero Ma questa volta non si muovono. Impugnano l’atto, ottengono la sospensiva. Poi  otterranno l’allaccio dell’acqua e della luce. Ma il terreno è demaniale e il TAR deve declinare la propria competenza. Nel frattempo il sindaco della Lega li chiama “ladri” sui giornali: secondo lui avevano prelevato l’acqua per bere e per lavarsi senza autorizzazione e senza pagare. Viene citato in giudizio  per diffamazione e la causa è ancora in corso. Oggi quella comunità lotta ancora per il riconoscimento del proprio diritto ad uno spazio attrezzato, il diritto alla casa, alla famiglia, alla vita di relazione, al rispetto del proprio onore. Loro non vogliono vivere alle spalle di nessuno. Lavorano, mandano i figli a scuola,  rispettano le leggi, sono incensurati. Vogliono pagare i servizi che ricevono, vogliono essere riconosciuti, voglio continuare a vivere dove hanno sempre vissuto senza mai dare fastidio. Non vogliono “rubare” la casa a nessuno, vogliono solo restare nella propria casa. Per andare avanti e resistere hanno bisogno di fondi. Per contrastare la forza di un Comune servono avvocati esperti della materia, devono sempre essere pronti ad impugnare  gli atti che ricevono e che ritengono ingiusti. Hanno bisogno del tuo aiuto per poter far valere i propri diritti. Per resistere fino ad oggi hanno impegnato tutto quello che avevano, adesso chiedono l’aiuto delle persone. VisJustice sostiene questa campagna e con il vostro l’aiuto possono farcela.  La storia della comunità sinti di Gallarate è una di quelle storie che va raccontata. Presenti sul territorio da decenni, molte famiglie sinti vivevano ognuna nelle loro roulotte su un’aerea che era stata assegnata dal Comune di Gallarate. Mai un problema con la polizia, mai un disordine, mai una segnalazione: i minori andavano a scuola, i genitori lavoravano, sono tutti ex giostrai, i vecchi invecchiavano in pace con la comunità e senza mai dare disturbo. Un giorno però, il sindaco leghista di Gallarate, appena eletto, si presenta con forze dell’ordine e giornalisti e ordina lo sgombero. Siamo a ridosso del Natale 2018. Nasce una trattativa, la comunità accetta di andare in hotel fino all’assegnazione delle case. Ma, il 31 dicembre, la sera di capodanno, arriva la polizia e ordina lo sgombero anche dall’hotel. Si ritrovano tutti in strada. Alcuni trovano una sistemazione in qualche casa, altri si spostano in altri campi, atre famiglie decidono di restare nei dintorni. Arriva un nuovo ordine di sgombero Ma questa volta non si muovono. Impugnano l’atto, ottengono la sospensiva. Poi  otterranno l’allaccio dell’acqua e della luce. Ma il terreno è demaniale e il TAR deve declinare la propria competenza. Nel frattempo il sindaco della Lega li chiama “ladri” sui giornali: secondo lui avevano prelevato l’acqua per bere e per lavarsi senza autorizzazione e senza pagare. Viene citato in giudizio  per diffamazione e la causa è ancora in corso. Oggi quella comunità lotta ancora per il riconoscimento del proprio diritto ad uno spazio attrezzato, il diritto alla casa, alla famiglia, alla vita di relazione, al rispetto del proprio onore. Loro non vogliono vivere alle spalle di nessuno. Lavorano, mandano i figli a scuola,  rispettano le leggi, sono incensurati. Vogliono pagare i servizi che ricevono, vogliono essere riconosciuti, voglio continuare a vivere dove hanno sempre vissuto senza mai dare fastidio. Non vogliono “rubare” la casa a nessuno, vogliono solo restare nella propria casa. Per andare avanti e resistere hanno bisogno di fondi. Per contrastare la forza di un Comune servono avvocati esperti della materia, devono sempre essere pronti ad impugnare  gli atti che ricevono e che ritengono ingiusti. Hanno bisogno del tuo aiuto per poter far valere i propri diritti. Per resistere fino ad oggi hanno impegnato tutto quello che avevano, adesso chiedono l’aiuto delle persone. VisJustice sostiene questa campagna e con il vostro l’aiuto possono farcela. 
Decreto lavoro 2023: cosa prevede in 21 punti
Diritto dei lavoratori
Decreto lavoro 2023: cosa prevede in 21 punti
È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto lavoro 2023 approvato dal Consiglio dei Ministri straordinario del 1° maggio, in occasione della festa dei lavoratori. Il testo introduce importanti novità nel mondo del lavoro che interessano aziende, famiglie, lavoratori, disoccupati e pensionati. Ecco il riassunto del Decreto lavoro 2023: - Nuovo taglio delle tasse sul lavoro. - Addio al Reddito di Cittadinanza, arriva l'assegno di inclusione (ADI). - Supporto alla formazione per il lavoro. - Piattaforma digitale per la ricerca di lavoro. - Ripristino della Pensione di Cittadinanza. - Maggiori controlli sui nuovi ADI (Assegno di Disoccupazione) e SDA (Sostegno al Disoccupato Agricolo). - Misure più severe per contrastare gli evasori fiscali. - Nuovi incentivi alle assunzioni. - Aumento dei controlli per la sicurezza sul lavoro. - Indennizzo per gli studenti deceduti. - Aumento dell'assegno unico per i figli. - Aumento della soglia fringe benefit per chi ha figli. - Nuovi fondi per il bonus trasporti. - Modifiche alle regole dei contratti a termine. - Proroga del contratto di espansione pensione. - Estensione del CIGS (Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria). - Nuova organizzazione del bonus per il settore autotrasporti. - Potenziamento del Fondo Nuove Competenze. - Modifica della sanzione per l'omesso versamento. - Bonus assunzioni per disabili. - Aumento della soglia del voucher lavoro. Puoi trovare ulteriori dettagli su ciascuna novità consultando il testo completo del Decreto Lavoro 2023 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale al seguente link: [link alla Gazzetta Ufficiale](https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2023-05-04&atto.codiceRedazionale=23G00057&elenco30giorni=false).
Separazione e divorzio: dal 1° marzo 2023 le regole.
Divorzio
Separazione e divorzio: dal 1° marzo 2023 le regole.
Dal primo marzo 2023 saranno in vigore le nuove regole che normano la separazione e il divorzio, introdotte con la riforma avviata dall'ex ministra della Giustizia del governo Draghi, Marta Cartabia. Una riforma complessa, che - proprio come richiesto dall’Europa anche nel merito dei programmi di spesa del Pnrr - ha come obiettivo quello di rendere più veloci e semplici queste pratiche, accorciando così i tempi dei processi. Con le nuove disposizioni, quindi, cambia la scansione delle fasi processuali e l’organizzazione dell’attività della difesa, che dovrà concentrarsi prima della prima udienza.   UN UNICO ATTO —   Commenta per primo La prima novità riguarda il fatto che con un unico atto sarà possibile fare richiesta di separazione e divorzio giudiziale. Diversamente da quanto accadeva finora, l'atto dovrà già essere completo di ogni domanda, eccezione, prova e richiesta riconvenzionale fin da subito. Inoltre, per ottenere il divorzio, la sentenza di separazione sullo status dovrà essere passata in giudicato.
46 donne morte bruciate in un carcere in rivolta
Diritti umani
46 donne morte bruciate in un carcere in rivolta
La rivolta nel carcere di Támara, in Honduras, dove 46 donne sono morte durante gli scontri violentissimi fra le bande criminali “Barrio 18” e “Mara Salvatrucha”. La maggior parte delle detenute sono morte bruciate in un incendio e altre per ferite d’arma da fuoco. Il presidente Xiomara Castro ha licenziato il ministro della sicurezza, accusando le autorità carcerarie di "acquiescenza" nel corso dei disordini, attribuiti alle bande criminali, con numerosi referenti nelle prigioni del Paese centroamericano. Pamela Ruiz, esperta di una ONG transnazionale che svolge attività di ricerca in materia di conflitti violenti, Crisis Group, ha detto che è stato il quarto incidente di massa nelle carceri honduregne del 2003, ma il primo in un penitenziario femminile. Il tasso di omicidi più alto al mondo. Il presidente Castro ha ripristinato il controllo militare nei penitenziari, facendo un passo indietro rispetto alle promesse di mettere la polizia civile a capo del sistema penale. L’Honduras, in generale, è considerato un paese assai pericoloso e il tasso di omicidi è uno dei più elevati del mondo. La criminalità è legata all'azione delle 'madras', bande armate che gestiscono e controllano il traffico di stupefacenti e quello delle estorsione di denaro. Gli attacchi a mano armata prendono di mira principalmente gli honduregni.
MI CURO DI TE, IL SUCCESSO DELLA NONA EDIZIONE
Difesa dell’ambiente
MI CURO DI TE, IL SUCCESSO DELLA NONA EDIZIONE
Il progetto di educazione ambientale promosso da WWF Italia e Regina (Gruppo Sofidel), quest'anno ha coinvolto più di 5.300 classi e oltre 117.500 studenti in tutta Italia
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Decreto lavoro 2023: cosa prevede in 21 punti
Diritto dei lavoratori
Decreto lavoro 2023: cosa prevede in 21 punti
È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto lavoro 2023 approvato dal Consiglio dei Ministri straordinario del 1° maggio, in occasione della festa dei lavoratori. Il testo introduce importanti novità nel mondo del lavoro che interessano aziende, famiglie, lavoratori, disoccupati e pensionati. Ecco il riassunto del Decreto lavoro 2023: - Nuovo taglio delle tasse sul lavoro. - Addio al Reddito di Cittadinanza, arriva l'assegno di inclusione (ADI). - Supporto alla formazione per il lavoro. - Piattaforma digitale per la ricerca di lavoro. - Ripristino della Pensione di Cittadinanza. - Maggiori controlli sui nuovi ADI (Assegno di Disoccupazione) e SDA (Sostegno al Disoccupato Agricolo). - Misure più severe per contrastare gli evasori fiscali. - Nuovi incentivi alle assunzioni. - Aumento dei controlli per la sicurezza sul lavoro. - Indennizzo per gli studenti deceduti. - Aumento dell'assegno unico per i figli. - Aumento della soglia fringe benefit per chi ha figli. - Nuovi fondi per il bonus trasporti. - Modifiche alle regole dei contratti a termine. - Proroga del contratto di espansione pensione. - Estensione del CIGS (Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria). - Nuova organizzazione del bonus per il settore autotrasporti. - Potenziamento del Fondo Nuove Competenze. - Modifica della sanzione per l'omesso versamento. - Bonus assunzioni per disabili. - Aumento della soglia del voucher lavoro. Puoi trovare ulteriori dettagli su ciascuna novità consultando il testo completo del Decreto Lavoro 2023 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale al seguente link: [link alla Gazzetta Ufficiale](https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2023-05-04&atto.codiceRedazionale=23G00057&elenco30giorni=false).
Separazione e divorzio: dal 1° marzo 2023 le regole.
Divorzio
Separazione e divorzio: dal 1° marzo 2023 le regole.
Dal primo marzo 2023 saranno in vigore le nuove regole che normano la separazione e il divorzio, introdotte con la riforma avviata dall'ex ministra della Giustizia del governo Draghi, Marta Cartabia. Una riforma complessa, che - proprio come richiesto dall’Europa anche nel merito dei programmi di spesa del Pnrr - ha come obiettivo quello di rendere più veloci e semplici queste pratiche, accorciando così i tempi dei processi. Con le nuove disposizioni, quindi, cambia la scansione delle fasi processuali e l’organizzazione dell’attività della difesa, che dovrà concentrarsi prima della prima udienza.   UN UNICO ATTO —   Commenta per primo La prima novità riguarda il fatto che con un unico atto sarà possibile fare richiesta di separazione e divorzio giudiziale. Diversamente da quanto accadeva finora, l'atto dovrà già essere completo di ogni domanda, eccezione, prova e richiesta riconvenzionale fin da subito. Inoltre, per ottenere il divorzio, la sentenza di separazione sullo status dovrà essere passata in giudicato.
Perché un crowdfunding per le spese legali?
Progetti sociali
Perché un crowdfunding per le spese legali?
  Ogni giorno nei tribunali d’Italia si decidono questioni rilevanti per l’economia delle persone e del Paese, ogni giorno le persone si rivolgono ai giudici per chiedere giustizia per un torto subito, per un credito da recuperare, per difendere la propria innocenza, e per una moltitudine di altre ragioni che incidono profondamente sulle chance di  vita e nella serenità di ogni giorno. Lo Stato garantisce a tutti l’accesso alla giustizia. Ma i cittadini sono sempre sullo stesso piano?  Nei tribunali ognuno usa gli strumenti che la legge permette di avere, avvocati, consulenti, strumenti tecnici, e a volte anche i mezzi di comunicazione, visto il ruolo che sempre più svolgono nelle vicende giudiziarie. Ottenere il riconoscimento di un diritto o dimostrare la propria innocenza, così come affrontare un periodo di detenzione o realizzare progetti di recupero hanno come condizione quella di poter disporre delle risorse sufficienti. Molte persone rinunciano a chiedere giustizia proprio perché non dispongono dei fondi necessari e altri soccombono solo perché non ne avevano abbastanza. La difesa legale è costosa quando è svolta con impegno e professionalità. L’avvocato è un professionista che ha tempo e energie limitate. Tutti sanno che le migliori difese sono quelle che possono permettersi risorse umane, professionisti specializzati, consulenti, esperti. Ecco perché è nato visJustice, per dare la possibilità  alle persone di aiutare chi ha bisogno di una difesa adeguata, chi deve affrontare spese collegate con una vicenda giudiziaria. VisJiustice vuole aiutare le persone a non restare sole, per questo il nuovo portale di crowdfunding legale  è un risorsa per il cittadino ma anche per la Giustizia: se il cittadino ha più risorse  ci saranno  meno errori e meno ingiustizie. Chi dovrà affrontare una vicenda giudiziaria da oggi sa che può ricorrere alle persone che hanno a cuore la sua situazione, agli amici, a chi si identifica con quella situazione o con chi ha semplicemente il desiderio di dare a chi è coinvolto in una vicenda giudiziaria  una chance. VisJiustice vuole essere l’alleato di associazioni e comitati che si impegnano per proteggere i più deboli e i beni cui tutti teniamo, dall’ambiente ai beni culturali. Spesso questi soggetti operano in condizioni economiche difficili. Ora possono trovare anche l’aiuto delle persone sensibili alle loro battaglie. Una piccola donazione sommata alla donazione di poche o tante persone può fare la differenza. La solidarietà può dare un grande aiuto per far vincere la Giustizia, e migliorare così la vita delle persone e anche la società in cui viviamo.
La sfida di E. contro l’islamofobia.
Discriminazione
La sfida di E. contro l’islamofobia.
è una giovane studentessa di Perugia e vive in un residence per studenti. E’ musulmana e porta il niqab, il velo che copre viso e bocca ma non gli occhi. E’ una scelta, nessuno glielo ha imposto. E. studia  con passione e ha molte ambizioni, molti progetti per il futuro. E. racconta che un giorno al rientro nel residence va dal direttore, che le chiede di togliere il velo per identificarsi. Lei si rifiuta. Ne nasce un alterco. E. chiama la polizia che arriva e torna la calma. Ma da lì a poco molti giornali racconteranno la storia. Tra questi il Giornale, che però fa una cronaca che E. contesta. Nell’articolo E. viene presentata come colei che avrebbe dato vita allo scontro e che avrebbe agito mossa dal suo fanatismo islamico. contesta questa versione. Si sente offesa, umiliata, ridicolizzata. Non è una fanatica, non voleva aggredire nessuno, non è ostile contro nessuno. Vuole solo essere rispettata per le sue scelte religiose. Molti amici e conoscenti leggono l’articolo. Lo legge anche l’imam, alcuni compagni di corso, amiche che si trovano anche lontano da Perugia. E. cade in uno stato di profonda sofferenza. Non vuole parlare, non risponde al telefono, si sente umiliata. Finché decide di citare per diffamazione il Giornale. La causa ha un costo però. Bisogna pagare la mediazione, poi i costi per la causa, gli avvocati ce devono difenderla, organizzare tutte le prove, rispondere colpo su colpo agli avvocati de il Giornale. Lei è solo una studentessa, non lavora ancora ma non vuole demordere, non vuole arrendersi. E. vuole che il suo caso sia un esempio, vuol dare coraggio a non subire le offese, la sua è una battaglia più grande contro l’islamofobia, contro il pregiudizio, contro la paura. E. si è rivolta a visJustice per chiedere aiuto economico, per poter pagare una difesa adeguata, avvocati specializzati. conta con l’aiuto delle persone di farcela, per ottenere giustizia e per creare un precedente che serva a tutti. E. ha imparato da questa sua brutta esperienza che in generale e per tutti i musulmani sia importante impegnarsi sempre per la parità dei diritti, contro l’islamofobia, i pregiudizi, l’intolleranza.
La battaglia dei sinti di Gallarate.
Diritti umani
La battaglia dei sinti di Gallarate.
La storia della comunità sinti di Gallarate è una di quelle storie che va raccontata. Presenti sul territorio da decenni, molte famiglie sinti vivevano ognuna nelle loro roulotte su un’aerea che era stata assegnata dal Comune di Gallarate. Mai un problema con la polizia, mai un disordine, mai una segnalazione: i minori andavano a scuola, i genitori lavoravano, sono tutti ex giostrai, i vecchi invecchiavano in pace con la comunità e senza mai dare disturbo. Un giorno però, il sindaco leghista di Gallarate, appena eletto, si presenta con forze dell’ordine e giornalisti e ordina lo sgombero. Siamo a ridosso del Natale 2018. Nasce una trattativa, la comunità accetta di andare in hotel fino all’assegnazione delle case. Ma, il 31 dicembre, la sera di capodanno, arriva la polizia e ordina lo sgombero anche dall’hotel. Si ritrovano tutti in strada. Alcuni trovano una sistemazione in qualche casa, altri si spostano in altri campi, atre famiglie decidono di restare nei dintorni. Arriva un nuovo ordine di sgombero Ma questa volta non si muovono. Impugnano l’atto, ottengono la sospensiva. Poi  otterranno l’allaccio dell’acqua e della luce. Ma il terreno è demaniale e il TAR deve declinare la propria competenza. Nel frattempo il sindaco della Lega li chiama “ladri” sui giornali: secondo lui avevano prelevato l’acqua per bere e per lavarsi senza autorizzazione e senza pagare. Viene citato in giudizio  per diffamazione e la causa è ancora in corso. Oggi quella comunità lotta ancora per il riconoscimento del proprio diritto ad uno spazio attrezzato, il diritto alla casa, alla famiglia, alla vita di relazione, al rispetto del proprio onore. Loro non vogliono vivere alle spalle di nessuno. Lavorano, mandano i figli a scuola,  rispettano le leggi, sono incensurati. Vogliono pagare i servizi che ricevono, vogliono essere riconosciuti, voglio continuare a vivere dove hanno sempre vissuto senza mai dare fastidio. Non vogliono “rubare” la casa a nessuno, vogliono solo restare nella propria casa. Per andare avanti e resistere hanno bisogno di fondi. Per contrastare la forza di un Comune servono avvocati esperti della materia, devono sempre essere pronti ad impugnare  gli atti che ricevono e che ritengono ingiusti. Hanno bisogno del tuo aiuto per poter far valere i propri diritti. Per resistere fino ad oggi hanno impegnato tutto quello che avevano, adesso chiedono l’aiuto delle persone. VisJustice sostiene questa campagna e con il vostro l’aiuto possono farcela.  La storia della comunità sinti di Gallarate è una di quelle storie che va raccontata. Presenti sul territorio da decenni, molte famiglie sinti vivevano ognuna nelle loro roulotte su un’aerea che era stata assegnata dal Comune di Gallarate. Mai un problema con la polizia, mai un disordine, mai una segnalazione: i minori andavano a scuola, i genitori lavoravano, sono tutti ex giostrai, i vecchi invecchiavano in pace con la comunità e senza mai dare disturbo. Un giorno però, il sindaco leghista di Gallarate, appena eletto, si presenta con forze dell’ordine e giornalisti e ordina lo sgombero. Siamo a ridosso del Natale 2018. Nasce una trattativa, la comunità accetta di andare in hotel fino all’assegnazione delle case. Ma, il 31 dicembre, la sera di capodanno, arriva la polizia e ordina lo sgombero anche dall’hotel. Si ritrovano tutti in strada. Alcuni trovano una sistemazione in qualche casa, altri si spostano in altri campi, atre famiglie decidono di restare nei dintorni. Arriva un nuovo ordine di sgombero Ma questa volta non si muovono. Impugnano l’atto, ottengono la sospensiva. Poi  otterranno l’allaccio dell’acqua e della luce. Ma il terreno è demaniale e il TAR deve declinare la propria competenza. Nel frattempo il sindaco della Lega li chiama “ladri” sui giornali: secondo lui avevano prelevato l’acqua per bere e per lavarsi senza autorizzazione e senza pagare. Viene citato in giudizio  per diffamazione e la causa è ancora in corso. Oggi quella comunità lotta ancora per il riconoscimento del proprio diritto ad uno spazio attrezzato, il diritto alla casa, alla famiglia, alla vita di relazione, al rispetto del proprio onore. Loro non vogliono vivere alle spalle di nessuno. Lavorano, mandano i figli a scuola,  rispettano le leggi, sono incensurati. Vogliono pagare i servizi che ricevono, vogliono essere riconosciuti, voglio continuare a vivere dove hanno sempre vissuto senza mai dare fastidio. Non vogliono “rubare” la casa a nessuno, vogliono solo restare nella propria casa. Per andare avanti e resistere hanno bisogno di fondi. Per contrastare la forza di un Comune servono avvocati esperti della materia, devono sempre essere pronti ad impugnare  gli atti che ricevono e che ritengono ingiusti. Hanno bisogno del tuo aiuto per poter far valere i propri diritti. Per resistere fino ad oggi hanno impegnato tutto quello che avevano, adesso chiedono l’aiuto delle persone. VisJustice sostiene questa campagna e con il vostro l’aiuto possono farcela. 
46 donne morte bruciate in un carcere in rivolta
Diritti umani
46 donne morte bruciate in un carcere in rivolta
La rivolta nel carcere di Támara, in Honduras, dove 46 donne sono morte durante gli scontri violentissimi fra le bande criminali “Barrio 18” e “Mara Salvatrucha”. La maggior parte delle detenute sono morte bruciate in un incendio e altre per ferite d’arma da fuoco. Il presidente Xiomara Castro ha licenziato il ministro della sicurezza, accusando le autorità carcerarie di "acquiescenza" nel corso dei disordini, attribuiti alle bande criminali, con numerosi referenti nelle prigioni del Paese centroamericano. Pamela Ruiz, esperta di una ONG transnazionale che svolge attività di ricerca in materia di conflitti violenti, Crisis Group, ha detto che è stato il quarto incidente di massa nelle carceri honduregne del 2003, ma il primo in un penitenziario femminile. Il tasso di omicidi più alto al mondo. Il presidente Castro ha ripristinato il controllo militare nei penitenziari, facendo un passo indietro rispetto alle promesse di mettere la polizia civile a capo del sistema penale. L’Honduras, in generale, è considerato un paese assai pericoloso e il tasso di omicidi è uno dei più elevati del mondo. La criminalità è legata all'azione delle 'madras', bande armate che gestiscono e controllano il traffico di stupefacenti e quello delle estorsione di denaro. Gli attacchi a mano armata prendono di mira principalmente gli honduregni.
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